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19 gennaio 2011

Ruby Ruby Ruby.. uhè!!

La procura di Milano, giorni fa, ha iscritto il nome del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per i reati di concussione e prostituzione minorile, in seguito all’inchiesta nata dal fermo dell’allora minorenne Ruby, fermata per furto e rilasciata dopo la “generosa” telefonata del premier alla questura. Dopo la chiamata, Ruby fu affidata alla consigliera regionale lombarda del PDL Nicole Minetti.
Dopo una notizia del genere in qualsiasi Paese democratico si vedrebbe un premier dimissionario che, con tutta la collera del mondo nel caso si sentisse molestato dall’indagine, andrebbe a riferire davanti al PM la sua verità pretendendo giustizia e pene esemplari per i manipolatori e gli "orchestratori del complotto".
Nel nostro bel Paese, invece, il Presidente del Consiglio ha ritenuto opportuno difendersi con un banalissimo videomessaggio on line, rifiutando per l’ennesima volta di sottoporsi alle domande dei PM, tirando fuori le sempreverdi assurdità dei pm non imparziali, partigiani, non competenti..
Ora, da parte di un soggetto/imputato che ha passato la propria vita a fuggire dai processi e a difendersi soltanto davanti alle sue tv minimizzando le questioni, ingannando i cittadini e distraendoli, una reazione del genere pare del tutto coerente, almeno col suo passato.
Ma ascoltare il Ministro della Giustizia, come altri deputati e senatori pdl, chiamare questa storia “trappola politica”, i trasferimenti di denaro “atti di generosità”, vederli costretti a difendere le sporche abitudine del padrone aggrappandosi alla privacy dà una sensazione di tristezza e rammarico senza eguali.
Le deputate pidielline fanno a gara per dichiararsi orgogliose del proprio capo partito e per nulla offese dall’atteggiamento di Berlusconi verso le donne. Una vera donna però non dovrebbe mai dimenticare la propria sensibilità e l’inalienabilità del proprio corpo e della propria anima, soprattutto quando, in un periodo di violenza crescente, la donna ritorna ad essere oggetto del potere e ricompensa per il potente. Per questo mi chiedo come si faccia a difendere l’immoralità altrui, mettendo in gioco la propria. Si rischia la propria integrità morale per risollevare quella di qualcuno che ha demolito la sua, sacrificandola all’altare del denaro e del potere.
Quando tutte quelle giovani ragazze che allietano le malinconiche notti di B. riscopriranno un pò di pudore per la propria etica morale, forse, l’ombra di B. sulla politica italiana sarà solo un lontano terribile ricordo.

14 gennaio 2011

Fiat - Mirafiori: il referendum della paura

Chissà se un giorno ci chiederanno di scegliere tra l’acqua e il pane, il cappotto o le scarpe. Magari tra l’amicizia e l’amore oppure tra il ketchup e le patatine. Come se per qualche strano motivo non si potesse più godere di entrambe le ipotesi in questione. Come se, “per colpa di una crisi sistemica che affligge il mondo occidentale”, l’unica chance per risollevare l’Italia potesse essere la riduzione barra soppressione di diritti e libertà conquistate in decenni di lotte da parte di lavoratori, madri e padri operai, sindacati, politici (eh un tempo sì!).
Non certo combattere il malaffare, la corruzione, migliorare la rete stradale, ferroviaria, energetica, incentivare la ricerca, lo sviluppo, lo studio.. non tutto questo. L’unica possibilità di salvezza è rappresentata da un quiz.
Si chiede ai lavoratori di scegliere tra a) il lavoro e b) i diritti.
Se scegli a) continuerai ad essere un operaio Fiat con pause ridotte, mensa “da ricollocare”, con assenze punite, straordinari logoranti, e scioperi perseguiti.
Se scegli b) sarai un libero ed incorruttibile.. disoccupato. La peggiore minaccia per chi ha la soffocante preoccupazione di come fare a portare avanti la carretta e quindi, usando un eufemismo, non può sentirsi nemmeno per un millesimo di secondo libero di scegliere.
Peraltro, se nell’aiuto da casa ha risposto il Presidente del Consiglio del tuo Paese che elogia senza mezzi termini il fautore di questo terribile quiz, mostrandosi pienamente d’accordo su un’eventuale fuga del Lingotto lontano dall’antipatica e malata Italia, il gioco è fatto.
Devi scegliere baby. Il tempo sta per scadere. Il lavoro o la strada.
La scia tracciata da Marchionne rappresenta il sogno di molti uomini del potere. L’idea di barattare una manciata di diritti con la promessa della conservazione del proprio status di cittadino lavoratore è la proposta più abominevole e vigliacca che si potesse ascoltare.
E l’atteggiamento da sceriffo spietato, da punisher a muso duro nei confronti di lavoratori (a suo dire) assenteisti e fannulloni, rende questa tragedia torinese uno western canadese, in cui insieme alla dignità di tutti i lavoratori muore la speranza di chiunque pensasse ancora che crescita e sviluppo potessero essere sinonimi di libertà e partecipazione.