Osama Bin Laden, il presunto autore degli attentati alle torri gemelle e al pentagono di quasi 11 anni fa è stato ucciso da un commando Usa ad Abbotabad, una cittadina di 30 mila abitanti sotto l'Himalaya, nella valle di Orash a nord di Islamabad.
La notizia è stata data direttamente dal presidente Obama, che ha anche detto di avere autorizzato lui stesso, una settimana fa, l'operazione compiuta.
A questa portentosa pagina della storia mondiale, dal peso politico enorme, vorrei accostare alcuni sostantivi, in modo tale da illustrare al meglio la portata dell’evento.
Mistero. Come ogni avvenimento politico di portata mondiale anche questa notizia porta con sé un visibile alone di mistero e mistificazione.
La prima foto del cadavere di Osama, per esempio, mostrata da tutte le televisioni del mondo e ripresa dai principali siti di informazione, si è rivelata essere un falso clamoroso. E’ stato appurato, infatti, essere un’ immagine evidentemente elaborata con programmi di editing.
Inoltre risulta molto interessante che tutto ciò è avvenuto nel giorno dell'anniversario della famosa dichiarazione del Presidente Bush "missione compiuta" alla fine della cosiddetta guerra ufficiale in Iraq e, soprattutto, a pochissime settimane dal freschissimo annuncio di ricandidatura alle elezioni presidenziali del 2012 di Obama.. una campagna elettorale, c’è da scommetterci, da cavalcare con lo scalpo del nemico terrorista.
Quindi il simbolismo di tutta questa operazione è fondamentale e va tenuto presente.
Goliardia. Gli americani sono tutti in piazza a festeggiare, sono felicissimi come se avessero vinto la Coppa del mondo di calcio. Migliaia di persone a Ground Zero per gioire della morte di Bin Laden: clacson che suonano per la città, si canta l’inno nazionale e si urla ‘Yes we can’.. i newyorkesi celebrano la morte dell’autore dell’attentato più sanguinoso in territorio americano. C’è chi arriva avvolto nella bandiera americana, chi piange, chi ricorda le vittime dell’attentato con fiori e candele. Manifestazioni assolutamente da rispettare ma che stridono con uno stato di tensione militare nel mondo intero che scaturisce da conflitti religiosi e culturali che appare sempre più lontano da una soluzione apprezzabile e, soprattutto, pacifica.
Vendetta. Il Presidente Obama ha detto "giustizia è fatta", quando in realtà non si è assistito a nessun processo. Osama Bin Laden è stato giustiziato un po' alla moda del far west. Purtroppo siamo scivolati nella indegna logica di occhio per occhio e dente per dente. L’uccisione delle 3 mila persone dell'11 settembre sulle Torri Gemelle si dice abbia finalmente trovato vendetta, rivincita. Nulla di più sbagliato. Metterla sul piano della guerra che vendica l’offesa subita non porterà mai alla fine delle ostilità. In fondo è una risposta che ha portato a due guerre, una in Afghanistan e una in Iraq, il cui obiettivo era quello di far fuori Bin Laden. Un obiettivo raggiunto 11 anni dopo ma che trascina con sé due conflitti sanguinari ancora in corso.
Chiaramente la morte di Bin Laden significa la rimozione di un’icona e questo è sicuramente importante. Di sicuro è importante per i cittadini americani, per i quali, quell’icona era la dimostrazione dei limiti della potenza dei propri apparati di sicurezza e intelligence. Ma è ovvio che la strategia di collaborazione, di superamento delle conflittualità e sconfitta del terrorismo non può dirsi né conclusa né tanto meno semplificata.