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18 aprile 2011

Addio Vik, operatore di pace.


Il blog di Vittorio Arrigoni si presenta così.

 Guerriglia alla prigionia dell'Informazione. Contro la corruzione dell'industria mediatica, il bigottismo dei ceti medi, l'imperdonabile assopimento della coscienza civile. La brama di Verità prima di ogni anelito, l'abrasiva denuncia, verso la dissoluzione di ogni soluzione precostituita, L'infanticidio di ogni certezza indotta [..]. L'abbuffata di un pasto nudo, crudo amaro quanto basta per non poter esser digerito.”

Vik era un attivista per i diritti umani dell’International Solidarity Movement, un pacifista che arrivava al limite delle zone di guerra, “Utopia” il suo soprannome. Informava il mondo di cosa gli capitava tra una minaccia di morte e una campagna di sostegno attraverso internet, i social network, Youtube.

A Gaza city, un ghetto martoriato da bombardamenti israeliani un giorno sì e uno no, sovrappopolato come pochi luoghi sul pianeta, è difficile fare una stima di quante migliaia di persone si sono riversate nelle strade della città ballando, urlando e cantando  una sola univoca richiesta: la fine delle divisioni fra Fatah e Hamas.

Sono queste alcune delle ultime righe che Vittorio ha condiviso con l’esterno, con il mondo, molto spesso spettatore non pagante ed apatico dinanzi alle crescenti violenze ed alle violazioni dei diritti umani che tolgono prima la libertà, poi la dignità, infine la vita.

Vittorio Arrigoni dovrebbe rappresentare per tutti gli italiani motivo di orgoglio e fierezza. Lui che ha dedicato la sua vita ad osservare, a soffrire e raccontare gli orrori della guerra e della sottomissione, che ha pagato con la sua stessa vita questa sua volontà di denunciare i dolori degli oppressi.

La costruzione di un altro mondo possibile ispirava la sua forte motivazione, la sua coscienza, il suo sacrificio. A questo suo grande sogno ha dedicato la vita. L’unico modo, per lui, di sentirsi vivo.

Sei grande, non ti dimenticheremo mai.
Grazie Vik!

04 aprile 2011

Lettera aperta ai lampedusani: non credete a quell'uomo!

                                                   Foto tratta da www.blogsicilia.it

Non credete a quell’uomo. È lo stesso che con l’elmetto e con sfavillanti sorrisi ha promesso felicità e rinascita a popolazioni in difficoltà e nel pieno di drammi umanitari e sanitari. Ha guardato i loro occhi gonfi di lacrime garantendo impegno, ha toccato le loro mani intrise di fango e sangue ed ha assicurato sostegno e ricostruzione. Ha parlato ai loro cuori, spalancati dal dolore e dalla sofferenza, sfiorando sentimenti ed emozioni alle quali, probabilmente, bisognava dare protezione e rifugio più che eccitazione, battute, barzellette.
È entrato col suo fare da buffone di corte nelle case del dolore, dell’esasperazione e della rabbia. Promettendo, scherzando, agitandosi e dimenandosi come un elefante in una cristalliera, si è finto uno di loro, una volta aquilano, un’altra napoletano, poi siciliano, ieri lampedusano.
Ha usato sempre lo stesso repertorio, quello dei super slogan e del clamore, delle promesse e dei colpi di scena. Ed ogni volta, per le sue sceneggiate, erano applausi ed ovazioni.
E purtroppo la storia ci racconta l’esito di quelle messinscene, identico: il melodramma è terminato sempre con il tradimento dei disperati.
L’altro giorno a Lampedusa ha raccolto consensi ed infuocati applausi la sua decisione di comprare villa sull’isola: la gente povera, vessata e schiava che si compiace e si rallegra per l’opulenza del padrone.

I racconti da L’Aquila parlano di macerie, di mura squarciate, di tetti scollati. Silenzio e morte dove era stato promesso musica e vita.
I rifiuti a Napoli rappresentano ormai una crisi irreversibile e cronica che coinvolge tutte le zone, comprese quelle del centro cittadino. Sono quasi 2 mila le tonnellate di spazzatura disseminate nel capoluogo campano. Una situazione aggravata dagli incendi continui dei cumuli in strada. Segnalazioni parlano di topi, “topi che camminavano intorno ai sacchetti, topi grandi come conigli”.

Quando si spezzerà questo incantesimo?
Quando i cittadini applaudiranno il proprio Presidente per le iniziative, le strutture, i progetti che effettivamente ha realizzato e non per quelli che ha promesso?
In fondo si tratta di tenere le mani, i sorrisi ed i cori a bada per qualche mese, giusto il tempo di  aspettare le sorti di quegli slogan.. la realizzazione di quelle promesse.. Per l’Italia sarebbe certamente una rivoluzione. E magari, da oggi in avanti assisteremmo ad un altro film. Di sicuro dal finale meno scontato.

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