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23 marzo 2011

Riforma della giustizia: ecco cosa cambia

Ma come puoi chiamarla Riforma della Giustizia se l’unico obiettivo di questa manovra è dare una spallata ai magistrati.. che tanta paura fanno a cricche e massoni al potere. È solo una operazione che va a completare il piano di rinascita democratica preparato da Licio Gelli, questo è chiaro.
L’idea di una magistratura indipendente ed autonoma è qualcosa che non può andare giù ad una classe dirigente abituata ad operare oltre la legalità, oltre la moralità, che vede nelle regole e nei principi semplicemente delle palle al piede e degli ostacoli da rimuovere.
I problemi della Giustizia in Italia sono gli occhi di tutti: lunghezza dei processi, non certezza della pena, tribunali intasati.. tutte carenze sapientemente ignorate dalla riforma preparata dal ministro Alfano. Manomettere l’obbligatorietà dell’azione penale del PM è sempre stato il sogno di Berlusconi, il quale promuovendo questo provvedimento ha detto che, se fosse stato già attivo ai tempi di Tangentopoli, non si sarebbero avuti tutti quegli arresti eccellenti. E sì, perché portando i PM sotto il controllo del Governo e della legge ordinaria si potrebbe tranquillamente indirizzare l’azione della magistratura, magari allontanandola dal perseguimento di alcuni reati tanto cari ai colletti bianchi.
Si potrebbe concludere che questa riforma è certamente meschina, in quanto va ad indebolire quel grandissimo pregio dell’indipendenza dei PM che tanti Paesi d’Europa ci invidiano. A ciò si aggiunga l’assoluta inutilità ai fini del miglioramento del sistema giudiziario, in quanto non risultano sfiorati minimamente i veri problemi della giustizia del nostro Paese.
Ciò meraviglierebbe se ispiratore di questa strategia non fosse un imputato impegnato a scappare dai processi.